Chemioterapia del cancro al polmone

Gianfranco Buccheri, Pneumologia, Osp. di Cuneo


Tokyo 2000 è stato soprattutto un Congresso di chemioterapia:
e non solo per volontà degli organizzatori, quanto per decisione degli stessi delegati che inviando 422 "Abstracts" di chemioterapia -da sola o in combinazione con altre modalità terapeutiche- hanno fatto sì che molte sessioni dovessero necessariamente esserle dedicate. Vi è un enorme interesse (anche economico) che muove questo settore: un eventuale successo sarebbe, infatti, un trionfo per la medicina, ma costituirebbe anche, senza dubbio, un grande "business" per la multinazionale del farmaco che vi avesse creduto ed investito. E una buona parte degli investimenti effettuati dalle varie società come si sa- consiste nel consentire ai medici -soprattutto se hanno qualcosa da dire di favorevole ai loro prodotti- di incontrarsi in luoghi altrimenti fuori della portata di un normale portafoglio! Sta di fatto che il fermento esiste ed è abbastanza giustificato.
Le linee di sviluppo nel settore della chemioterapia del cancro del polmone sono principalmente tre:
1.Integrazione dei cosiddetti "nuovi farmaci" negli schemi standard di trattamento;
2.Introduzione nella pratica clinica di nuovi preparati ad azione citotossica, solitamente evoluzione di quelli già noti;
3.Sviluppo ed esperienze cliniche preliminari sulla moltitudine di sostanze chimiche, virus veicolanti, ed anticorpi che gli studi di biologia tumorale dell'ultimo decennio hanno individuato come potenzialmente attivi.