A cura di G. Serenelli, Spec. in Oncologia, Pol. Monteluce, Perugia
Di tutti i cancri della mammella, dal 5 al 10% riconoscono una predisposizione ereditaria. Sono tutti quei casi, facili ad identificare, in cui é evidente una storia familiare per questo tipo di cancro (madre, nonna, zie che ne siano state colpite in giovane età).
Si stima che, purtroppo, in circa la metà di questi casi, siano presenti delle mutazioni a carico di due geni il BCRA1 ed il BCRA2, situati rispettivamente sul cromosoma 17 e sul cromosoma 13.
Nelle donne che abbiano sia una storia familiare di cancro della mammella che mutazioni dei geni BCRA1 e BCRA2, il rischio di cancro è altissimo.
Quali potrebbero essere le soluzioni per prevenirlo?
Una prima possibilità, che è alla portata di tutte le donne, è quella di sorvegliare attentamente lo stato delle proprie mammelle con una autoesame mensile e con l'esecuzione, ogni 3 mesi, di una mammografia.
Una seconda opzione è strettamente farmacologica e consiste, al momento, nell'uso del tamoxifene che sembra ridurre il rischio del 50%. E' ovviamente una soluzione che richiede la valutazione attenta del singolo caso da parte dello specialista, anche perché ogni farmaco offre dei vantaggi, ma ha anche delle controindicazioni o degli effetti collaterali che vanno attentamente valutati prima dell'uso.
La terza opzione è quella della mastectomia preventiva. Questa garantisce una protezione di circa il 90% (Lancet 355,1245,2000).
Perché solo il 90% e non il 100%? Il dato non è strano e dipende dal fatto che il tessuto mammario può svilupparsi in piccole quantità anche in sedi diverse dalla mammella, lungo quella che viene definita come "linea del latte", una linea che congiunge idealmente il cavo ascellare con l'inguine. Questa soluzione, che sicuramente è quella che offre il massimo grado di protezione possibile, per la sua gravità e drammaticità non può che essere assolutamente presa dalla paziente.
(Keywords: mastectomia, tumore al seno, carcinoma mammario)
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