Inibitori della farnesiltransferasi ed induttori dell'apoptosi nel trattamento del tumore al polmone

Gianfranco Buccheri, Pneumologia, Osp. di Cuneo

Circa il 30% degli adenocarcinomi presentano una mutazione del gene ras, che risulta in una sua continua espressione ed in una conseguente crescita tumorale e differenziazione cellulare. La trasduzione del segnale, dalla membrana cellulare -alla cui superficie interna si attacca la proteina ras codificata- agli organi intracellulari, è un processo catalizzato dalla farnesiltransferasi. Alcune piccole molecole che inibiscono la farnesiltransferasi, fra le quali l'SCH 66336, hanno dimostrato di ritardare la crescita tumorale in modelli preclinici (Abstract no.
28), e in studi clinici di fase I (Abstract no. 205). Si stima che circa il 50-60% dei carcinomi non a piccole cellule presentino una mutazione del gene p53, che risulta in anormalità della apoptosi. Sembra che una diminuita apoptosi sia alla base della refrattarietà alla chemioterapia ed alla radioterapia. Molti ricercatori stanno sviluppando metodi diversi per aumentare l'apoptosi. Una delle prime strategie è stata quella di transfettare le cellule tumorali con un vettore virale di p53, o di utilizzare l'ONYX-015 (Abstract no. 414,417), un adenovirus mutante per una delezione nella regione E18, che gli conferisce un effetto citolitico in cellule con p53 non funzionante. Tale strategia sembra efficace ma è limitata dalla necessità di ricorre a somministrazioni locali (intratumorali). Per questa ragione, è in corso un notevole sforzo con l'obiettivo di sviluppare piccole molecole pro-apoptotiche, le quali abbiano il vantaggio della distribuzione sistemica. Alcune sono già disponibili, come l'Exisulind (Abstract no. 248), inibitore della proetin kinasi C, e il PKC412 (Abstract no. 262).
(Xagena 2000)