Un nuovo marker prognostico per i tumori del capo e del collo?
A cura di Giovanna Serenelli, Policlinico Monteluce, Perugia
Per definire la prognosi dei carcinomi (a cellule squamose) del capo e del collo, sino ad oggi è stato ed è utilizzato un metodo di stadiazione clinico. Venivano e vengono cioè presi in considerazione parametri quali le dimensioni del tumore, i linfonodi coinvolti o la presenza di metastasi a distanza.
Uno studio condotto dall'Institut Curie Head and Neck Oncology Group di Parigi fa pensare che forse sarà possibile stabilire la prognosi di questi tumori maligni dosando nel siero una sostanza nota con la sigla di sIl-2R* (recettore solubile dell'interleuchina 2).
La catena alfa dell'interleuchina 2 è espressa dai linfociti T, ma anche, sia pure a più bassi livelli, da varie altre cellule, incluse alcune cellule tumorali.
Spesso viene rilasciata nel siero sotto forma di recettore solubile, il sIl-2R* per l'appunto, che ha la capacità di inibire l'attività dell'interleuchina2 e di agire come fattore di immunosoppressione.
Quanto più alti sono i valori sierici del sIL-2R*, tanto peggiore è la prognosi.
Ulteriori studi saranno naturalmente necessari per confermare la validità di questa ricerca che è stata condotta su un gruppo di 234 pazienti. (Il lavoro è pubblicato sul n° 9264 del 21 aprile 2001 di Lancet).
Xagena_2001