Il rischio di linfoma non Hodgkin è risultato più alto tra i frequenti donatori di plasma


Un gruppo di Ricercatori del Karolinska Institutet a Stoccolma in Svezia, ha condotto un confronto in una coorte di donatori svedesi e danesi per verificare i possibili effetti della donazione di sangue e della perdita di ferro sull’incidenza di cancro minimizzando l’effetto del donatore sano.

È stato utilizzato uno studio caso-controllo nested, nel quale sono stati definiti casi tutti i donatori con diagnosi di tumore tra le loro prime donazioni di sangue registrate e il termine dello studio ( n = 10.866 ).
Il gruppo controllo era composto da 107.104 soggetti.

Non è stata osservata nessuna chiara associazione tra il numero delle donazioni e il rischio generale di cancro. Tuttavia, tra la più bassa ( < 0,75 g ) e la più alta ( > 2,7 g ) categoria di perdita di ferro stimata è stato osservato un trend decrescente di rischio di cancro al fegato, al colon, al polmone, allo stomaco e all’esofago, tumori questi che sarebbero favoriti dall’eccesso di ferro ( odds ratio combinata [ OR ] = 0,70 ), ma solo tra gli uomini e solo con una latenza di 3-7 anni.

Il rischio di linfoma non Hodgkin è risultato più alto tra i frequenti donatori di plasma ( > 25 vs 0 donazioni, OR = 2,14 ).

In conclusione, ripetute donazioni di sangue non sono risultate associate ad un aumento o a una diminuzione del rischio generale di tumore.
La mancanza di consistenza tra i periodi di latenza genera dubbi su una apparente associazione tra riduzione del rischio di cancro e la perdita di ferro negli uomini.
L’associazione positiva tra frequenti donazioni di plasma e rischio di linfoma non-Hodgkin necessita di ulteriore valutazione. ( Xagena_2008 )

Edgren J et al, J Natl Cancer Inst 2008;100: 572-579



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