Nexavar non efficace nei pazienti con melanoma in forma avanzata


Uno studio di fase III che ha valutato Nexavar ( Sorafenib ) rispetto al placebo, in combinazione con i chemioterapici Carboplatino e Paclitaxel nei pazienti con la forma avanzata di melanoma non ha raggiunto l’endpoint primario di miglioramento della sopravvivenza libera da progressione.

Hanno preso parte allo studio 270 pazienti con progressione della malattia dopo un precedente trattamento chemioterapico sistemico con Dacarbazina ( Deticene ) o con Temozolomide ( Temodar / Temodal ).

Nexavar è un inibitore multi-chinasi che ha come bersaglio diverse chinasi, coinvolte nella proliferazione cellulare e nell’angiogenesi, tra cui RAF-chinasi, VEGFR-1, VEGFR-2, VEGFR-3, PDGFR-B, KIT e FLT-3.

Nexavar è attualmente approvato nel trattamento dei pazienti con tumore renale avanzato.
Sono in corso studi per valutare l’efficacia e la sicurezza di Nexavar nel trattamento del carcinoma epatocellulare avanzato e nel carcinoma epatico, nel carcinoma polmonare a non piccole cellule.

Negli Stati Uniti, l’incidenza di melanoma è raddoppiata nel corso degli ultimi 25 anni.
Il melanoma è responsabile di quasi il 4% dei casi di tumore cutaneo e del 77% delle morti per tumori cutanei.
Si stima che nel corso del 2006, negli Stati Uniti, verranno diagnosticati 62.000 nuovi casi di melanoma, con 8.000 morti/anno. ( Xagena_2006 )

Fonte: Onyx Pharmaceuticals, 2006




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