Carcinoma mammario in fase precoce: dal Tamoxifene all’Anastrozolo


Per più di 20 anni, il Tamoxifene ( Nolvadex ) ha rappresentato il farmaco elettivo nella terapia endocrina adiuvante per le donne con tumore mammario allo stadio precoce, ormone-sensibile.

Studi controllati e randomizzati hanno mostrato che i pazienti che assumono Tamoxifene per 5 anni presentano migliori outcome rispetto alle donne che hanno assunto il farmaco per 2 anni.
Tuttavia, molte di queste pazienti sviluppano metastasi, con esito talvolta fatale, entro 5 anni dalla diagnosi iniziale.

Il Tamoxifene, oltre ai benefici, è associato a vari effetti indesiderati, tra i quali un aumentato rischio di tumore dell’endometrio e di eventi tromboembolici.

In alcune pazienti, entro 12-18 mesi, si sviluppa resistenza al Tamoxifene.

Lo studio ATAC ( Arimidex, Tamoxifen, Alone or in Combination ) ha mostrato che il trattamento adiuvante iniziale delle donne in postmenopausa affette da tumore mammario in fase precoce con un inibitore dell’aromatasi di terza generazione, Anastrozolo ( Arimidex ), offre vantaggi rispetto al Tamoxifene sia riguardo all’efficacia che nel profilo di sicurezza.

Diversi studi hanno mostrato i benefici dello swictching ( passaggio ) da Tamoxifene ad Anastrozolo rispetto alla terapia standard con Tamoxifene per 5 anni.

Nello studio ARNo 95 ( Arimidex - Nolvadex ) e lo studio ABCSG-8 ( Austrian Breast and Colorectal Cancer Study Group ) le donne in postmenopausa con tumore alla mammella, ormone-sensibile, in fase precoce, che sono passate dal Tamoxifene all’Anastrozolo dopo 2 anni di trattamento adiuvante, hanno presentato un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da eventi, rispetto alle donne che hanno continuato ad assumere il Tamoxifene.
Anche lo studio ITA ( Italian Tamoxifen Arimidex ), che ha riguardato donne con linfonodi positivi, ha mostrato benefici clinici dal passaggio ad Anastrozolo dopo 2-3 anni di terapia adiuvante con Tamoxifene.

Nel 2004, l’ASCO ( American Society of Clinical Oncology ) nelle sue lineeguida ha raccomandato l’inclusione nella terapia adiuvante per le donne in postmenopausa con carcinoma mammario recettore-positivo ( ER+ ), degli inibitori dell’aromatasi con l’obiettivo di ridurre il rischio di recidive tumorali.

Il Panel dell’ASCO ha raccomandato:

- - le donne in postmenopausa con tumore mammario ER+ possono sostituire il Tamoxifene con un inibitore dell’aromatasi come terapia adiuvante iniziale per ridurre il rischio di recidive;

- - le donne in postmenopausa che stanno assumendo il Tamoxifene possono prendere in considerazione il passaggio ad un inibitore dell’aromatasi, dopo 2-5 anni di terapia con Tamoxifene;

- - le donne che passano ad un inibitore dell’aromatasi possono continuare questa terapia per 2-3 anni o più, fino ad un massimo di 5 anni per mancanza di dati clinici;

- - non ci sono dati a sostegno dell’impiego del Tamoxifene dopo un inibitore dell’aromatasi;

- - le donne che sviluppano tumore alla mammella ER+ invasivo mentre stanno assumendo Tamoxifene, e le donne che non possono assumere Tamoxifene per il rischio di gravi eventi avversi, o che stavano assumendo Tamoxifene ma che hanno dovuto sospenderlo per il presentarsi di gravi effetti indesiderati, possono considerare l’impiego di un inibitore dell’aromatasi.

Fonte:

1) The Lancet Oncology, 2006

2) 2) ASCO, 2004

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