L'Exemestane , dopo 2 - 3 anni di terapia con Tamoxifene , presenta dei benefici rispetto al trattamento standard nelle donne in post-menopausa con carcinoma mammario primario


Il Tamoxifene, assunto per un periodo di 5 anni, è un trattamento adiuvante standard nelle donne in post-menopausa con carcinoma mammario primario positivo per il recettore estrogenico.

Tuttavia possono presentarsi recidive.

Uno studio ha verificato se il passaggio all'Exemestane , dopo 2-3 anni di terapia con Tamoxifene, risultasse più efficace che non continuare con la terapia standard per i rimanenti 5 anni .

L'end point primario era rappresentato dalla sopravvivenza libera da malattia.

Allo studio randomizzato hanno preso parte 4742 donne.
Tra queste, 2362 sono state sottoposte a cambiamento della terapia farmacologica ed hanno proseguito il trattamento con Exemestane e 2380 hanno continuato a ricevere Tamoxifene.

E' seguito un periodo medio di follow-up di 30.6 mesi, successivamete al quale si sono manifestati 449 eventi primari ( recidiva locale o metastatica, carcinoma mammario controlaterale o morte ) , 183 casi nel gruppo trattato con Exemestane e 266 nel gruppo Tamoxifene.

L'hazard ratio ( probabilità di rischio ) per il gruppo trattato con Exemestane è stato 0.68 rispetto al gruppo Tamoxifene , con una riduzione del rischio del 32%, ed un beneficio assoluto di sopravvivenza in assenza di malattia del 4.7% a 3 anni dalla randomizzazione.

La sopravvivenza generale tra i due gruppi non mostrato differenze particolarmente significative.
Ci sono stati 93 decessi nel gruppo dei pazienti trattati con Exemestane e 106 nel gruppo trattato con Tamoxifene.

Carcinoma mammario controlaterale si è manifestato in 20 donne del gruppo Tamoxifene ed in 9 donne del gruppo Exemestane ( p = 0.04 ).

Gli Autori hanno concluso che la terapia con Exemestane dopo 2-3 anni di trattamento con Tamoxifene ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da malattia rispetto al trattamento standard di 5 anni con Tamoxifene.( Xagena_2004 )

Coombes RC et al, N Engl J Med 2004; 350:1081-1092


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