Immunoterapia diretta contro PD-1: Pembrolizumab superiore alla chemioterapia oltre i 2 anni nel carcinoma uroteliale avanzato


Il trattamento con Pembrolizumab ( Keytruda ), un anticorpo monoclonale diretto contro PD-1, offre un beneficio duraturo nei pazienti con carcinoma uroteliale.
I dati provengono dai risultati a lungo termine dello studio di fase 3 KEYNOTE 045, nel quale l'immunoterapia con Pembrolizumab continua a dimostrare di essere superiore rispetto alla chemioterapia nel trattamento del carcinoma uroteliale localmente avanzato e metastatico.

Lo studio KEYNOTE 045 ha permesso l'approvazione di Keytruda nel trattamento di seconda linea del carcinoma uroteliale avanzato.
Sono stati presi in esame i dati ad interim di un follow-up mediano di 14 mesi, nel quale la sopravvivenza globale ( OS ) mediana è risultata significativamente superiore con Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia scelta dallo sperimentatore ( 10.3 versus 7.3 mesi; P = 0.002 ).

Nel corso del Congresso della European Society for Medical Oncology ( ESMO ) erano stati presentati i risultati ottenuti dopo 22.5 mesi di follow-up, che hanno confermato il vantaggio di sopravvivenza globale di circa 3 mesi offerto da Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia.

Durante GUCS 2018 sono stati presentati i dati relativi a ulteriori 5 mesi di follow-up ( mediana di 27.7 mesi ), che hanno confermato la differenza di 3 mesi nella mediana di sopravvivenza globale e la riduzione significativa, pari al 30%, del rischio di morte con Pembrolizumab, rispetto alla chemioterapia ( 10.3 vs 7.3 mesi; HR=0.70; P = 0.00017 ).

A un follow-up mediano di 24 mesi era ancora in vita il 27% dei pazienti del braccio Pembrolizumab contro il 14.3% di quelli assegnati alla chemioterapia.

Il beneficio di sopravvivenza globale offerto da Pembrolizumab, rispetto alla chemioterapia, è stato osservato a prescindere dal livello di espressione di PD-L1, misurata con il punteggio CPS ( combined positive score ).
Con il punteggio CPS inferiore a 1 l'hazard ratio è risultato pari a 0.82; con CPS superiore o uguale a 1 pari a 0.58, con CPS inferiore a 10 pari a 0.75 e con CPS superiore o uguale a 10 pari a 0.56.

Il vantaggio di sopravvivenza globale di Pembrolizumab, rispetto alla chemioterapia, si è mantenuto indipendentemente dall'età, dal performance status ECOG, dal tipo di precedente chemioterapia effettuata, dalla presenza o meno di metastasi epatiche, dal tempo trascorso dall’ultima chemioterapia, dall’istologia, dal gruppo di rischio e dai livelli basali di emoglobina.

La durata mediana della risposta non è stata raggiunta nel gruppo assegnato a Pembrolizumab ed è risultata di 4.4 mesi in quello trattato con la chemioterapia.
Oltre il 50% dei pazienti che hanno risposto ha mantenuto la propria risposta.

Inoltre, con Pembrolizumab è stata osservata una percentuale maggiore di risposte di durata pari almeno a 12 mesi rispetto alla chemioterapia ( 68% versus 35% ).

Il tasso di risposta obiettiva ( ORR ) ha continuato ad essere maggiore con Pembrolizumab rispetto alla chemioterapia ( 21% contro 11% ).

La sicurezza di Pembrolizumab si è dimostrata superiore rispetto alla chemioterapia.
Nel gruppo Pembrolizumab meno pazienti hanno manifestato un evento avverso correlato al trattamento di qualsiasi grado ( 62% versus 90.6% ) e un evento avverso di grado 3 o superiore ( 16.5% versus 50.2% ).

Fonte: Genitourinary Cancers Symposium, 2018

Xagena_Medicina_2018